Molinella o Riccardina 1467 – Megabattaglia tra Condottieri


Regolamento: By the sword decided
miniature 15mm: Essex e Mirliton

Nella battaglia storica si affrontarono i Condottieri più noti dell’epoca: da una parte gli alleati di Bartolomeo Coglione (nell’800 il cognome fu trasformato in Colleoni) e dall’altra parte una Lega Italica formata da Firenze, Napoli e Milano, guidata da Federico da Montefeltro duca di Urbino.

– Colleoneschi: Zack Hardy (che è de Scurcola Marsicana, ma ha scelto sto nome perché dice de esse il nipote de Hakwood) = Colleoni – Federico de Borgo = Costanzo Sforza + Pino Ordelaffi di Forlì – Canario del Tuscolo e dell’Agro a meridione dell’Urbe Eterna = Ercole d’Este.
– Collegati: Andrea de Leurre = Donato dal Corte + Sanseverino – il Citolo Lanzasei Diego dal Pontelongo = Federico da Montefeltro – Mauro di Guidonia Signore de Susci e della città de Sascimi = Alfonso d’Aragona.
– Arbitra Leo l’ingiusto detto l’Iniquo.

Nel nostro scenario entrambi i giocatori decidono di esercitare lo sforzo maggiore sul lato destro, impegnando anche le Riserve, mentre l’ala sinistra deve avanzare di poco. Federico da Montefeltro guida i suoi uomini con pugno di ferro e il piano si realizza, ma l’irruenza di Ercole d’Este, detto “ercolino sempre in piedi” perchè con la sua scorta resisterà a vari attacchi delle cavallerie nemiche, porterà l’ala sinistra dei Colleonesi proprio in bocca al nemico, trascinando anche il centro tenuto da Costanzo Sforza. I Napoletani di Alfonso d’Aragona terranno diligentemente l’ala sinistra dei Collegati e non gli resterà che inseguire un demoralizzato Colleoni, che dall’ala destra non potrà che essere spettatore passivo della disfatta del proprio esercito. Vittoria sostanziale dei Collegati per 32 a 17.

La sconfitta dei Colleonesi è narrata in questa cronaca dell’epoca:
Sia prestamente eretto, in perenne memoria delle gesta sconsiderate ma grandemente eroiche di ieri, monumento equestre del Canario del Tuscolo e dell’Agro a meridione dell’Urbe Eterna. Ciò sia fatto anche a memento della gran strage menata a danno delle proprie schiere e della sua stessa famiglia più stretta. Mai sul campo manifestossi cotal ardore e tal personale vittoria nel cimento che portò a total ruina della propria fazione.
Giunge da Firenze l’arguto sonetto: Coglioni il chiamorno ma da sua taciturna mole egli invero’ di fama e talento ognuno de’ suoi di talche’ andorno a triste fine. Parimente di speme armo’ il calabro amico di cui si fece scudo. Ei dell’affranto sodale e dell’inimico parimente fece beffe e senza metter mezzo alla magione intatto tornossi. Dicevasi Coglioni ma tutti cogliono’.